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Lega Pro Boxe: il futuro e due possibili ostacoli sulla strada del rilancio.

Ascoltata la presentazione dalla Lega Pro Boxe, nel pomeriggio di giovedì 10 luglio presso la sede del CONI a Milano, in cui il suo presidente Carlo Nori ha illustrato il percorso verso la nuova casa del pugilato professionistico italiano, mi sono sorte delle domande riguardo al futuro del professionismo italiano.

La Lega, che è nata come organizzazione degli organizzatori degli eventi pugilistici professionistici, si va strutturando come federazione sportiva nazionale, ed è possibile che dal gennaio 2017 si trasformi in federazione autonoma dalla FPI. Per “essere più federazione”, già adesso nel proprio consiglio ha affiancato, ai rappresentanti degli organizzatori, quelli degli atleti (2) e dei tecnici (1). Alla presentazione si è mostrata la composizione del futuro consiglio federale/direttivo: oltre ai già menzionati, includerà il presidente della Lega, il responsabile dei procuratori (1) e i rappresentanti degli organizzatori, che saranno di due tipi: Senior (4) e Junior (2).

Carlo Nori, al suo fianco Alberto Brasca. Foto di SPQeR.

Carlo Nori, al suo fianco Alberto Brasca. Foto di SPQeR.

Se la Lega dovesse trasformarsi in federazione autonoma dal gennaio 2017, si prevede d’includere anche i rappresentanti del settore arbitri e giudici, sanitario e degli organi di giustizia, sebbene il Presidente Alberto Brasca abbia dichiarato, durante tale presentazione, che sarebbe opportuno che questi tre rimanessero sotto l’autorità della FPI. Molto dipenderà da cosa succederà all’interno dell’AIBA, soprattutto con lo sviluppo del settore professionistico sotto la sua egidia; quest’autunno si darà il via al primo ciclo dei campionati dell’APB (AIBA Professional Boxing). Nel 2016 vi saranno i Giochi Olimpici; qualcuno si attende, dopo le Olimpiadi, un passo indietro dell’AIBA, che potrebbe posizionarsi in maniera più accomodante rispetto al presente rifiuto totale delle federazioni nazionali che appoggiano anche il professionismo sotto altre sigle (come quelle tradizionali EBUWBC, WBA, IBF, WBO).

Tornando alla Lega Pro Boxe, le risposte stanno certo nei dettagli, e alcuni dettagli sono nella bozza di statuto federale che non è stato presentato e reso pubblico, gli altri saranno messi nel regolamento organico, che ancora si ha da fare. Quanto presentato al momento, espone due punti che potrebbero nascondere una difesa degli interessi costituiti e risultare deleteri al fine di rilanciare il professionismo pugilistico italiano, obiettivo proclamato della Lega Pro Boxe.

Il primo di questi punti è che, in un consiglio direttivo/federale di 11 membri e con rappresentanti di organizzatori, procuratori, pugili e maestri, oltre al presidente, gli organizzatori da soli detengono la maggioranza del consiglio con 6 voti su 11. Carlo Nori a questo punto risponde (perché anche qualcun altro durante la presentazione ha notato questo fatto) che gli organizzatori senior hanno solo 4 voti e gli altri 2 voti sono della neo-creata figura di organizzatori junior. Il fatto è che sempre di organizzatori si tratta, e gli junior probabilmente aspirano anche loro a diventare “senior”, quindi gli organizzatori si trovano ad avere già una maggioranza in consiglio.

Su questo primo punto, potremmo aggiungere che anche i procuratori sono molto legati agli organizzatori; anzi, in Italia lavorano in tandem: ogni organizzatore ha il proprio procuratore “di riferimento” o meglio formano in pratica una sola squadra. Ancora non ci è dato sapere se per il futuro si prevede una diversa normativa del funzionamento dei rapporti tra organizzatori e procuratori, ma non paiono vi siano richieste da alcun lato che venga riguardato tale funzionamento. Potenzialmente quindi, gli organizzatori in consiglio federale/direttivo avrebbero un ulteriore voto a loro favore, visto che gli interessi di procuratori e organizzatori paiono poco scindibili.

Il secondo punto è che la creazione della figura degli organizzatori junior potrebbe nascondere il tentativo di preservare e salvaguardare interessi acquisiti dagli organizzatori esistenti. Lo statuto FPI contempla, per diventare organizzatore, il semplice costituire una Srl e il passare l’esame federale di organizzatore. Nelle intenzioni della Lega Pro Boxe invece, d’ora in poi, prima di poter organizzare riunioni con titoli, nazionali e internazionali in palio, bisogna prima passare dal grado di junior. Sembra una di quelle barriere messe per ostacolare i nuovi entranti sul mercato, ma come detto i dettagli non sono ancora conosciuti: non c’è fatto sapere in quanto tempo un neo-organizzatore può passare dal grado junior a quello senior; quello che Carlo Nori ha detto in un intervista scritta è questo: «Dopo un periodo di tirocinio, dopo avere fatto un certo numero di manifestazioni e dopo avere dimostrato onorabilità e solidità economica, magari attraverso una fidejussione, potrebbe anche andare a ricoprire il ruolo di organizzatore senior. Ovvero aggiungersi al gruppo di persone che gestiscono eventi importanti inseriti nei palinsesti televisivi.»

La Lega Pro Boxe ha tutto il tempo, prima del 2017, di rivedere e aggiornare la propria organizzazione, lo statuto e di formulare il proprio regolamento organico. La difesa degli interessi costituiti, e le difficoltà tecniche imposte ai nuovi entranti, sono ingredienti che frenerebbero la crescita di qualsiasi organizzazione. Aspettiamo i dettagli.

 

Precedente articolo: La nuova Lega Pro Boxe presentata a Milano. Reportage fotografico.

 

 


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