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Cosa bolle in pentola dopo il RWC 2015? L’affare Romania, Georgia e 6 Nazioni.

Articolo di Daniele Marano

Da più di un mese è finita la Coppa del Mondo 2015; questa memorabile edizione sarà ricordata per i seguenti motivi:

1) la sorprendente vittoria del Giappone contro il Sudafrica;

2) l’eliminazione dei padroni di casa dell’Inghilterra;

3) il dominio degli All Blacks che per la prima volta nella loro storia hanno vinto per due volte di seguito la Webb Ellis Cup.

4) netta superiorità delle squadre dell’emisfero sud nei confronti di quelle del nord (unica eccezione la sfortunatissima Scozia che per poco non riusciva ad eliminare la favorita Australia).

Nuove squadre stanno cominciando ad emergere: il citato Giappone futuro organizzatore della prossima edizione dei mondiali, e la Georgia, che ha disputato un ottimo campionato grazie alle vittorie conseguite contro Tonga e Namibia.
Un successo prestigioso per la nazionale georgiana che è riuscita ad ottenere la qualificazione per la prossima edizione del RWC.
Nel girone dell’Italia, la nostra squadra ha fallito ancora una volta l’accesso ai quarti; ha vinto fortunosamente contro il Canada; si è riscattata contro l’Irlanda e, nella partita conclusiva, dopo aver dominato gli ostici rumeni per 60′, negli ultimi 20′ concede agli Oaks rumeni una rimonta che avrebbe potuto compromettere la conquista del terzo posto.

Sui mali atavici del rugby italiano dall’ingresso del 6 Nazioni avvenuto nell’anno 2000 in poi è stato scritto abbastanza; sia nel web che nella carta stampata sono stati versati fiumi d’inchiostro sulle scelte dirigenziali della FIR e dei suoi presidenti (Dondi e Gavazzi) che non sarebbero stati in grado di far crescere di livello il nostro rugby a partire dal Campionato di Eccellenza (che poi sarebbe il massimo campionato italiano).

Sembra che questa mancata crescita del rugby italico, oltre a creare malumori sulla presenza dell’Italia nel 6 Nazioni (si pensi alle polemiche scatenate dalla stampa inglese in proposito), sia avvertita anche da altre nazioni europee emergenti come la Georgia e la Romania che militano nel campionato europeo gestito da Rugby Europe. La Georgia, forte del terzo posto ottenuto nel proprio girone di qualificazione dietro gli All Blacks e l’Argentina, per bocca del suo coach Milton Haig ha legittimamente chiesto di avere la possibilità d’incontrarsi con squadre appartenenti al Tier1 avendo dimostrato di avere le qualità per giocare ad alti livelli contro squadre blasonate.

La stessa fame di rugby l’ha pure la Romania che nel suo girone, ha giocato come ha potuto contro i più scaltri irlandesi e francesi, ha disputato una spettacolare rimonta contro il Canada e negli ultimi minuti della partita contro l’Italia stava mettendo sotto i nostri azzurri.

Legittimamente il carismatico coach della Romania, il gallese Lynn Howells, ha affermato che la sua squadra “non deve aspettare altri quattro anni per giocare contro le squadre europee del 6 Nazioni”; infatti, lo stesso Howells ha auspicato un eventuale ingresso della sua squadra nel prestigioso torneo continentale tramite un meccanismo di promozioni e retrocessioni come avviene con le squadre che militano in Rugby Europe e chi potrebbe farne le spese per una eventuale retrocessione potrebbe essere proprio l’Italia.

Cosa accadrà in futuro? Per ora la richiesta di Georgia e Romania di entrare nel 6 Nazioni non sembra prendere piede; ma non è detto che in futuro ci sia la possibilità di organizzare dei veri e propri test match tra le squadre che militano nel 6 Nazioni e quelle che militano in Rugby Europe (chi scrive approva e caldeggia questa soluzione), e magari questi test match potrebbero essere decisivi per le sorti del rugby europeo nel caso in cui si verificassero sconfitte clamorose che potrebbero sconvolgere gli storici equilibri delle squadre europee che militano nel Six Nations.

Articolo di Daniele Marano


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