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Chi sarà il prossimo papa? La Chiesa dopo Francesco.

Chi sarà il prossimo vescovo di Roma? Chi guiderà la chiesa cattolica, apostolica romana dopo Papa Francesco e Papa Benedetto XVI?

Col 7 gennaio 2022, e il compimento di 80 anni del Cardinale cileno Ricardo Ezzati Andrello, sono scesi a 119 i potenziali Cardinali elettori del prossimo conclave. In questo articolo vedremo quali sono i nomi dei potenziali papabili ma vedremo anche com’è cambiato il Collegio Cardinalizio negli ultimi otto anni oltre ad essere un’ottima occasione d’investigare alcuni fatti storici.

Lo scrivente si aspetta che, nel primo quadriennio del 2022, vi sia un nuovo concistoro, convocato da papa Francesco, per la creazione di nuovi cardinali: difatti ora che il numero è sceso sotto la fatidica soglia dei 120 cardinali elettori (decisa nel 1973 da Paolo VI come numero massimo di cardinali votanti in un conclave, seppur sia oramai costume che il numero venga superato in occasione di un nuovo concistoro), il vescovo di Roma ha una leva in più per poter annunciare il prossimo concistoro. Ora del 29 dicembre 2022 vi saranno altri 9 cardinali che compieranno gli 80 anni, questo non considerando eventuali decessi o perdite del titolo cardinalizio che potrebbero sempre avvenire.

Papa Francesco ha cambiato enormemente l’aspetto del collegio cardinalizio: sono stati creati cardinali dei vescovi provenienti da diocesi che mai prima hanno avuto cardinali, addirittura di paesi, come la Svezia, dove i cattolici sono una piccola minoranza. Sono aumentati i cardinali degli altri continenti (particolarmente l’Asia), a scapito di quelli eruropei ed è decresciuta notevolmente la percentuale dei cardinali italiani. Sono diciotto le nazioni che prima non avevano mai avuto un cardinale e si sono trovate ad averne, sotto il papato di Francesco, almeno uno. In diversi casi vengono elevati alla porpora i vescovi che le Conferenze Episcopali nazionali eleggono come loro presidente o vicepresidente.

Per capire il grande cambiamento in atto possiamo anche riflettere sul fatto che, per la prima volta, grandi ed importanti diocesi come Milano e Venezia si ritrovano senza avere un cardinale elettore. Un altro dato che può essere significativo è che, oggi, l’Europa è l’unica delle sette “aree geografiche” a non avere più cardinali elettori rispetto a quelli sopra gli ottant’anni: questo è anche indice che i cardinali europei di nuova creazione già non bilanciano i cardinali europei che nel frattempo superano la soglia degli 80 anni. Tutte le altre sei aree: America del Nord, America Centrale, America del Sud, Africa, Asia e Oceania, si ritrovano con più cardinali elettori di quanti non siano i non elettori.

Dopo che Gregorio X, con la Costituzione Apostolica Ubi Periculum del 1274, costituì ufficialmente il Conclave, quindi dal 1276 in poi, i cardinali hanno sempre selezionato il pontefice tra coloro che erano già cardinale. L’ultimo ad essere eletto al soglio di San Pietro, senza essere Cardinale, fu proprio lo stesso Gregorio X. Inoltre, da quando Paolo VI mise una soglia d’età, superata la quale i cardinali non fossero più elettori, nelle quattro elezioni tenutesi sino ad oggi, l’eletto al soglio petrino (Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco) è sempre stato selezionato tra gli stessi cardinali elettori (e presenti in conclave). Si può ritenere quindi molto probabile che anche il prossimo papa venga selezionato tra i cardinali presenti allo stesso conclave; questo nonostante il detto che dopo un papa grasso se ne fa uno magro o, comunque, che un nuovo papa abbia qualità opposte a quelle del suo predecessore e che quindi ci potrebbe portare, per esempio, alla sorpresa di vedere eletto un cardinale che già abbia passato la soglia degli 80 anni compiuti.

Certamente l’età anagrafica sarà una considerazione nella mente degli elettori: in un’era in cui la vita delle persone, e dei papi in particolare, si è allungata (e con il Papa Emerito Benedetto XVI che è diventato il più anziano pontefice di tutti i tempi) il Collegio Cardinalizio potrebbe voler evitare che il prossimo papato possa durare quasi 27 anni come accadde con quelle di Giovanni Paolo II. Andiamo ora a vedere com’è composto attualmente il Collegio e, successivamente, a selezionare i nomi di alcuni papabili.

Dei 119 Cardinali Elettori 69 sono stati creati da Francesco, 38 da Benedetto XVI e 12 da Giovanni Paolo II; i non elettori sono invece 95, per un totale di 214 Cardinali. Dei 119 votanti (che compongono il 55,6% del totale cardinalizio), 51 sono europei in una Chiesa che mostra un volto sempre più mondialista con i cardinali europei votanti che sono ora meno del 43% totale. 15 sono gli africani, 15 gli asiatici, 3 gli oceanici con i rimanenti 35 provenienti dalle americhe.

Dopo oltre quattro secoli e mezzo con papi italiani, tra il XX e XXI secolo si sono succeduti due papi europei ma non italiani, uno polacco e poi un tedesco, a cui ha fatto seguito un papa dell’america latina: potrebbe essere l’ora di un papa asiatico (con la crescente importanza cinese, e indiana, ma anche la crescente popolazione degli stati asiatici, potrebbe essere una decisione auspicabile) o africano; ma potrebbe essere anche il momento di tornare ad avere un papa italiano, ora che l’Italia ha ancora 20 cardinali e che, se le cose andranno avanti come visto, negli anni e decenni a venire avrà in percentuale, e numericamente, sempre meno cardinali in collegio.

Come predetto ad inizio articolo, mi aspetto che nel primo terzo del 2022 venga annunciato un nuovo Concistoro per la creazione di nuovi cardinali poiché Papa Francesco, eletto nel marzo 2013, a partire dal 22 febbraio 2014 (annuncio il 14 gennaio) ha tenuto sette concistori, uno all’anno tra il 2014 appunto e il 2020. L’unico anno in cui non ne ha tenuto uno è stato il 2021 ma questo, forse, anche perché il numero dei porporati era maggiore o uguale a 120 (e gli avrà anche dato più tempo per selezionare con cura i nuovi porporati). Ora che, dal 7 gennaio 2022, tale numero è sceso sotto la soglia, ci si aspetta che presto venga annunciato il nuovo concistoro.

Dei nove cardinali che nel corso del 2022 perderanno lo status di elettore, vi sono tre italiani, come italiani saranno i primi due cardinali a perdere tale status nel 2023, nei mesi di gennaio e febbraio. Parlando degli italiani, potrebbe essere possibile che almeno uno tra l’Arcivescovo di Milano e il Patriarca di Venezia, venga porporato: se solamente uno di questi fosse nominato cardinale, è molto più probabile che lo sia il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Ad ogni modo i cardinali che verrebbero creati in questo 2022, non ci si aspetta che verrebbero eletti papa al prossimo Conclave se l’elezione avvenisse da qui a pochi anni; si può notare difatti che i papi eletti nell’ultimo secolo (post Pio XI), da Pio XII in avanti, hanno sempre avuto un minimo di 5 anni di esperienza come cardinale prima di essere elevati al soglio pontificio.

Seppur un altro detto sull’elezione papale è che “chi entra papa in conclave, ne esce cardinale”, e quindi a volte i più “papabili” non sono poi coloro che risultano eletti, proviamo a selezionare alcuni nomi, tra i 119, quali papabili. A volte si vedono articoli e video con speculazioni fatte da persone che poco s’intendono di questi temi e non conoscono l’operato dei cardinali. Invece, nel 2020 e 2021 sono usciti due libri scritti da autori che scrivono di Chiesa cattolica romana da molto tempo.

Nel 2020 Edward Pentin è uscito con: The Next Pope: The Leading Cardinal Candidates in cui scrive al riguardo di 19 cardinali che egli considera papabili, cioè i cardinali: Bagnasco, Burke, Duka, Eijk, Erdö, Müller, Napier, O’Malley, Ouellet, Parolin, Piacenza, Ranjith, Ravasi, Sarah, Schönborn, Scola, Tagle, Turkson, Zuppi.

L’idea del libro non è tanto un indovinare chi possa essere il nuovo papa ma di fornire informazioni dettagliate sui cardinali selezionati, informazioni che primariamente possono essere utili ai cardinali stessi che entrano in Conclave. Difatti i cardinali si conoscono meno che in altre epoche: già Benedetto XVI aveva diminuito le occasioni in cui i cardinali da ogni parte del mondo si ritrovavano in Vaticano, come in occasione dei concistori; con Francesco questo non è mai accaduto: i concistori sono stati fatti per i nuovi porporati senza che s’invitassero i cardinali del mondo a convenire in Vaticano.

Nel secondo semestre del 2021 è uscito in lingua italiana Il prossimo papa. L’ufficio di Pietro e la missione della Chiesa di George Weigel. Questo libro mette invece il focus sulle qualità che, secondo l’autore, il prossimo papa dovrebbe avere. Bisogna considerare che entrambi questi autori statunitensi provengono dall’ala tradizionalista, conservatrice e, forse addirittura reazionaria, della chiesa cattolica, ala che in collegio pare essere oramai minoranza.

Rifacendoci alle nostre più vaste letture (includendo articoli vari letti durante i decenni) vediamo quindi quali potrebbero essere i cardinali più ovvi che il prossimo collegio cardinalizio potrebbe prendere in considerazione per l’elezione a vescovo di Roma.

Se la Chiesa decidesse di mantenere un’immagine mondialista e ad aprirsi all’avere al suo comando un uomo proveniente dal continente asiatico, il nome più quotato è di gran lunga quello del filippino Luis Antonio Gokim Tagle. Sicuramente è uno dei più papabili in assoluto; classe 1957 potrebbe essere considerato, da alcuni, un po’ giovane ma la Chiesa ha certamente investito in lui ed egli ha mostrato, nella sua carriera, le capacità di ubbidienza e servizio. Nelle filippine è un personaggio molto famoso e popolare e conosciuto come “Chito”, soprannome con il quale a lui stesso piace essere chiamato e si fa chiamare.

Essendo il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il nuovo superdicastero, è conosciutissimo anche in altre zone del mondo. Per esempio, nel 2021 è stato lui che, il 23 maggio 2021, ha presieduto la celebrazione liturgica conclusiva della Settimana Laudato Sì 2021, come è stato lui il più alto rappresentante della Santa Sede presente in Bahrein alla cerimonia d’inaugurazione della cattedrale di Nostra Signora d’Arabia nel dicembre 2021.

È uno dei pochi Cardinali elettori ad appartenere ai cardinali dell’ordine “vescovi” inoltre ha già esperienza di Conclave (quello del 2013) e sarebbe una scelta che unirebbe gli ultimi due, se non addirittura tre, papati. Darebbe un grande impeto all’evangelizzazione del terzo millennio.

Se vi fosse l’intenzione di tornare ad avere un papa italiano, tra i cardinali italiani i due che sembrano distaccarsi sono Pietro Parolin e Matteo Maria Zuppi: due cardinali di stampo molto diverso tra loro, l’uno curiale l’altro diocesano. Pietro Parolin è Segretario di Stato e, solitamente i segretari di stato non diventano papa. Ma quando venti di momenti difficili soffiano, come accadde nel 1939 con l’elezione papa Pio XII (l’ultimo papa che fu Segretario di Stato), questo è più facile che avvenga. È membro del Consiglio dei Cardinali parla, oltre all’italiano, lo spagnolo, il francese e l’inglese.

Su di lui pesa l’accordo firmato col governo cinese, criticato da alcuni, ma allo stesso modo tale accordo potrebbe mostrare la capacità di arrivare sino a dove non si era ancora arrivati. Sulla questione cinese sarà interessante vedere se, nel prossimo concistoro di Papa Francesco, vi sarà alcun prelato cinese e come questo venga preso dal governo della Repubblica Popolare.

Matteo Maria Zuppi, classe 1955, dal 27 ottobre 2015 è arcivescovo metropolita di Bologna ed è anche presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna. È conosciuto per spostarsi per Bologna in bicicletta e per l’attenzione verso i poveri. Ha lavorato per la Comunità di Sant’Egidio ed ha avuto un ruolo chiave negli accordi di pace (1992) sulla guerra civile in Monzambico.

Pare perdere terreno la possibilità di un prossimo papa africano: i due esponenti africani più papabili, il guineano Robert Sarah e il ghanese Peter Kodwo Appiah Turkson, perdono quotazioni. Il primo appartiene al gruppo dei “tradizionalisti” che ora appare essere in minoranza nel Collegio Cardinalizio. Inoltre, nel 2020 vi fu la pubblicazione del libro Dal profondo del nostro cuore, il cui coautore è lo stesso Benedetto XVI, libro che fu annunciato poco prima che papa Francesco dovesse rendere pubblico la decisione sul celibato dei sacerdoti nel conteste di aree remote come quelle dell’Amazzonia: questo creò polemiche e malumori. Al compimento del 75esimo anno (giugno 2020), come prassi, ha consegnato al papa le dimissioni come prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e Papa Francesco il 20 febbraio 2021 le ha accettate, lasciando il presule africano senza dicastero.

Peter Turkson pareva essere quindi l’unico papabile rimasto proveniente dall’Africa sino a quando, il 17 dicembre 2021, inaspettatamente trapelò che dava (doveva dare?) le dimissioni da Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, dimissioni rapidamente accettate da Papa Francesco (23 dicembre) e, quindi, con l’incarico che è ufficialmente terminato il 31 dicembre 2021. Egli stesso ha poi fatto sapere che le dimissioni erano dovute perché l’incarico dura cinque anni: ma essendo stato incaricato il 31 agosto 2016 e, quindi, ora del 23 dicembre 2021 l’incarico non era ancora terminato e, ad ogni modo, avrebbe potuto essere riconfermato ma Papa Francesco ha preferito dare l’incarico ad interim piuttosto che chiedere al cardinale Turkson di rimanere almeno temporaneamente.

Altri nomi da tenere in considerazione per la prossima elezione a monarca assoluto del Vaticano potrebbero essere i seguenti: lo spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, il brasiliano Joao Braz de Aviz, l’ungherese Péter Erdő e il singalese Malcolm Ranjith.

Per il momento i cardinali più giovani sono: Dieudonné Nzapalainga (Repubblica Centroafricana) nato nel 1967 – unico cardinale, al momento, nato post Concilio Vaticano II – il portoghese José Tolentino de Mendonça e l’italiano Mauro Gambetti, entrambi del 1965.

È difficile poter dire ora chi saranno i papabili: molto dipenderà dal momento del prossimo Conclave, da quali saranno i temi principali nella società e relazioni internazionali di allora, quanti e quali cardinali saranno nel frattempo integrati (e perché no, anche esclusi o, per lo meno, con la perdita dei “diritti connessi al Cardinalato” come è accaduto al Cardinale Giovanni Angelo Becciu), da qui ad allora, nel Collegio Cardinalizio. Altro fattore che potrà pesare sarà il fatto se il Conclave avviene per dimissioni (rendendo ormai prassi quella dimissionaria del pontefice) oppure per altra ragione.

E ciò che abbiamo scritto dovrebbe essere rivisto interamente se succedesse che, come ritiene il giornalista Andrea Cionci di Libero Quotidiano (che ha preso il lavoro di investigazione dapprima fatto da Antonio Socci e il Cionci vi ha fatto un grande lavoro d’inchiesta a cui possono collaborare anche i lettori), si arrivasse a decidere che Francesco non è papa, secondo la teoria che Benedetto XVI non abbia abdicato. Questo farebbe sì che gli unici cardinali elettori sarebbero i porporati sotto gli 80 anni creati prima del 2014 (al momento sono in cinquanta, numero che andrà assottigliandosi rapidamente).

 

Articolo di Volfango Rizzi,

plubblicato: 11 gennaio 2022 (ore 14,59);

aggiornato: 13 gennaio 2022 (ore 12,10) e 14 gennaio (8,47).


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