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I PROTAGONISTI – La tripla vita di Marco Muccini

Di giorno dentista, nel tempo libero chessboxer e musicista. Campione del mondo Fit e italiano nelle tre varianti, a Riccione “The Doctor” gioca in casa.   Intervista di Germano Longo.

Marco Muccini a destra.

Non siamo al livello dello strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde, ma la vita di Marco Muccini ha davvero due lati, anzi, a dire il vero tre. Di giorno, sotto “mentite spoglie”, il lavoro tranquillo e paziente di dentista, fra camici, anestesie e otturazioni, dall’altra, quando si fa sera e nel tempo libero, la passione del ring e della scacchiera che l’ha portato a conquistare i tre titoli italiani di chessboxing (tradizionale, Light e Fit), più quello di campione del mondo Fit 2022. In mezzo, quando camici e guantoni lasciano qualche ora libera, arriva la musica, il pianoforte.

Romagnolo nell’accento e nel cuore, 31 anni, nell’ambiente lo chiamano “The Doctor”, il dottore.

Ai mondiali di Riccione praticamente giochi in casa…

In effetti è così. Sono nato e vivo a Santarcangelo di Romagna, ad una ventina di chilometri da Riccione. Potrei venirci in ciabatte e pigiama …

Svelaci il segreto: come fai a passare da un lavoro in cui serve infinita calma con pazienti terrorizzati, ad un ring dove la calma è meglio lasciarla a casa?

Marco Muccini vince anche il titolo nazionale del Fit.

Per me è naturale, e anzi, mi aiuta molto a scaricare lo stress. Ho sempre amato l’attività sportiva e, in vita mia, ho fatto davvero un po’ di tutto, dalla palestra al running, passando per il judo quand’ero piccolo. In più, sempre da bimbo, mi ero innamorato degli scacchi raggiungendo anche livelli decisamente alti. Crescendo ho voluto cimentarmi nella boxe, sport che mi è sempre piaciuto, e quando ho scoperto l’esistenza del chessboxing ho pensato fosse un regalo del destino.

Hai altre passioni?

Un’altra, anche questa grandissima, per la musica: suono il pianoforte da quando avevo quattro anni, e ho partecipato a diversi concorsi in tutt’Italia, vincendone qualcuno. Da piccolo sono finito perfino in televisione, a “Bravo bravissimo”, un talent per bambini presentato da Mike Bongiorno. Ora suono quando ho tempo, e un po’ mi spiace perché vorrei averne di più.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un chessboxer?

Calma, concentrazione, sangue freddo. È uno sport che combina due discipline complete, di quelle che pretendono entrambe un’enorme dose di lucidità. Un dettaglio molto raro nello sport in genere, che normalmente predilige alcune zone del corpo e a parte un po’ di strategia e mestiere non richiede grandi sforzi mentali. Nello scacchipugilato non è così: o ci sei con ogni cellula del corpo, o il ring non perdona.

Fra le due discipline c’è però bisogno di uno “switch” che stacchi la spina da una parte e dia corrente all’altra. È difficile?

È la parte più complicata, bisogna riuscire a zittire il fisico, che magari è dolorante e carico di adrenalina, e concentrarsi senza sprecare neanche un istante. Ma è anche la parte più bella ed esaltante di questa disciplina. Serve una mente lucida e molto allenamento fisico e tecnico per arrivarci: improvvisare è impossibile. Lo scopo è raggiungere il massimo a livello sia fisico che mentale.

Come ti alleni?

Faccio corsi di pugilato per affinare la tecnica e spesso incrocio i guantoni sul ring. Per gli scacchi partecipo a tornei e quando non riesco per motivi di tempo gioco online, anche se non è la stessa cosa dell’avere di fronte un avversario in carne, ossa e neuroni.

Sei pronto per l’appuntamento mondiale?

La tensione si fa sentire ogni giorno di più, sarei bugiardo a raccontare il contrario. Per me è la seconda partecipazione dopo quella dello scorso anno in Turchia, e in più è la prima volta in Italia e perfino vicino a casa mia: significa che da Santarcangelo verranno a vedermi amici, parenti e conoscenti. Per il resto la squadra azzurra è davvero carica e attrezzata, e sperare in ottimi risultati diventa più che lecito.

C’è ancora chi strabuzza gli occhi, quando sente che pratichi scacchipugilato?

Sì, mi capita, perché sono in tanti a non averne mai sentito parlare e subito dopo mi chiedono di spiegargli come sia possibile conciliare due discipline così distanti fra loro. Ma è normale, d’altra parte si tratta di una disciplina di nicchia, in fase di decollo, che speriamo arrivi al grande pubblico proprio grazie ai mondiali di Riccione.

Intervista di Germano Longo originariamente pubblicata su: chessboxingworld.com

Precedente intervista a “I Protagonisti”: Sergio Leveque, l’uomo che è nato due volte.

 


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