Compirà 21 anni un mese dopo i Mondiali di Riccione, dove è stato chiamato per il secondo impegno internazionale consecutivo in veste di arbitro. Tutto nasce anni fa dalla passione per gli scacchi.
Intervista di Germano Longo.
“L’arbitro è un sacerdote del martirio”. Così definiva Paolo Villaggio una delle categorie più odiate e discusse nel mondo dello sport. Ma la regola vale soprattutto per il calcio, dove l’arbitro è il parafulmine delle frustrazioni di intere tifoserie. Al contrario in molte altre discipline decisamente più tranquille, come gli scacchi, l’arbitro non corre particolari pericoli e quasi mai è costretto a rifugiarsi negli spogliatoi dopo aver annullato la mossa di un cavallo o di un alfiere.
Lorenzo Modena, uno degli arbitri designati per i Mondiali di scacchipugilato di Riccione, lo conferma: certi rischi non li ha mai corsi. Vent’anni, 21 a novembre, di Broni, nel cuore dell’Oltrepo’ Pavese, Lorenzo è al terzo anno di matematica all’Università di Pavia. Un ragazzo appassionato di musica e libri che alle elementari ha scoperto gli scacchi, e ancora più di recente si è ritrovato immerso nell’universo parallelo di chi fra un pedone e una torre si prende a pugni.
Esattamente, cosa scatta nella mente a chi decide di diventare un arbitro?
Nel mio caso, ad un certo punto la passione per gli scacchi si è scontrata con la realtà: capire che malgrado gli sforzi e le ore che passavo sulla scacchiera, non sarei mai arrivato lontano, dove sognavo di poter arrivare. Così, pur di restare nell’ambiente, a 17 anni ho deciso di iscrivermi al corso per diventare arbitro.
Curiosità: come si allena un arbitro di scacchi?
Arbitrando quanti più incontri sia possibile. Cosa abbastanza semplice da fare perché non siamo in molti e in giro ci sono molti più tornei di quel che si immagina: bisogna solo avere la pazienza di mettere in conto lo spostamento. Ma quello non è un problema, anzi.
E come sei finito nel giro del chessboxing?
Mi è stato proposto e mi ha incuriosito molto, perché l’incontro di due mondi così distanti è il vero segreto di una disciplina che non ha eguali.
Sul ring ti occupi solo della parte scacchistica?
Certo. In genere ci sono tre arbitri per incontro: uno per la boxe, uno per gli scacchi e il cronometrista. Ho continuato con la formazione per giudicare le riprese di pugilato: ho appena ultimato un altro corso di arbitro-giudice-cronometrista FISP e ai Mondiali di Riccione sarò anche giudice.
Visti ancora più da vicino, è difficile per gli atleti trovare la concentrazione per passare dalla scacchiera ai guantoni e viceversa?
È la parte più complicata. Fra uno e l’altro hanno un minuto per sedersi, rifiatare e far calare l’adrenalina, dopo aver preso e dato mazzate per tre minuti. Ho visto tanti incontri buttati via per l’incapacità di trovare la concentrazione giusta.
Il tuo compito qual è?
Negli scacchi rispettare il “sistema svizzero”, ovvero accoppiare i giocatori in base al punteggio in classifica. Invece nello scacchipugilato è quello di salvaguardare l’incolumità fisica dei chessboxer e annunciare il verdetto. Come arbitro delle riprese di scacchi, è essenziale verificare che le posizioni di scacco al re, scacco matto o stallo e, soprattutto, vigilare che nessuno faccia mosse illegali.
Illegali in che senso?
Capita a volta che qualcuno faccia fare una strana mossa a “elle” al cavallo, ad esempio, o ancora che non tolga il re dall’attacco avversario quando è sotto scacco. L’arbitro delle riprese di scacchi decreta anche il vincitore se un giocatore supera il numero di mosse illegali consentite.
Cioè, capita di non rendersi conto di essere prossimi alla sconfitta?
Proprio così. Contrariamente a quando si gioca a scacchi fra amici o in casa, qui si gareggia sotto stress e con cambiamenti costanti, una partita che viene interrotta e poi ripresa cinque minuti dopo, con in mezzo un’intensa attività fisica. Quindi succede che a qualcuno sfugga uno scacco al re, e secondo il regolamento togliersi dall’attacco è una cosa obbligata.
E assistere ad una scena da film, di quelle dove uno dei due butta all’aria la scacchiera e tornano a fare a cazzotti?
Per fortuna no, anche se con gli scacchi è normale perdere la pazienza di una frazione di secondo, ma in genere non si reagisce male con l’avversario, piuttosto con sé stessi per aver commesso errori e ingenuità. Nel chessboxing poi gli avversari a fine incontro si abbracciano e diventano genuinamente amici.
A Riccione sarà la tua prima volta sul ring?
No, ho esordito al magnifico II International Chessboxing Show di Vigevano di inizio giugno 2022 e poi ho già arbitrato i mondiali dello scorso anno in Turchia, quindi un minimo di esperienza internazionale l’ho messa da parte. Ma salire sul ring di fronte al pubblico è sempre un’emozione. [NdR: Lorenzo Modena agli scorsi mondiali ha registrato il record come l’arbitro più giovane di sempre ad arbitrare un campionato mondiale].
Curiosità: non ti mai venuta la voglia di provare di persona a unire la boxe alla passione per gli scacchi?
Mi è stato proposto di provare la versione “Fit”, ma al momento ho detto di no, anche per questioni di tempo.
Confessa: ti hanno mai inseguito negli spogliatoi per una decisione arbitrale?
No. Almeno non finora. E prego non succeda mai soprattutto nello scacchipugilato, perché fermare un pugile incavolato non credo sarebbe una bella esperienza.
Intervista di Germano Longo originariamente pubblicata su: chessboxingworld.com
Precedenti interviste della serie “I Protagonisti”:
I PROTAGONISTI: Freddy Frattesi, parola di C.T.
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